E’ curioso che, in merito ai campi elettromagnetici, il PAF consideri come “riferimento più autorevole”, tra le principali organizzazioni protezionistiche internazionali impegnate sui CEM, l’International Commission on Non Ionising Radiation Protection (ICNIRP). Per chi non lo sapesse, l’ICNIRP è un organismo privato, non pubblico, che è oggetto da molti anni di un’aspra controversia a livello mondiale. E’ stato fondato e presieduto da Michael Repacholi, colui che, in qualità di responsabile del progetto sui Campi Elettromagnetici dell’OMS, fece in modo che fondi dell’industria arrivassero all’ospedale australiano di Alberta, da dove poi finivano all’OMS come donazione.
Tale organismo è largamente criticato non solo per la visione elastica di “conflitto di interessi” del suo fondatore, ma soprattutto perché è responsabile di aver promosso, deliberatamente e consapevolmente, limiti di esposizione ai campi elettromagnetici basati esclusivamente sugli effetti termici.
Di fatto l’ICNIRP, focalizzando le sue linee guida solo sul meccanismo di riscaldamento prodotto dai campi elettromagnetici, considera gli esseri viventi, compresi gli esseri umani, come bambole di plastica riempite di proteine che rischiano solo di surriscaldarsi. In realtà, come molti scienziati indipendenti dimostrano da anni, i campi elettromagnetici, anche a livelli notevolmente inferiori ai limiti promossi dall’ICNIRP, sono in grado di produrre effetti biologici attraverso meccanismi diversi, “non termici”. Gli esseri viventi, infatti, funzionano anche elettricamente e i campi elettromagnetici interferiscono con i meccanismi biologici alla base della vita.
Ad un occhio attento appare curioso che il portale nato per fare “prevenzione e sicurezza” non citi alcuno degli organismi internazionali che fanno presente questa grave lacuna, a cominciare dal Consiglio d’Europa che ha approvato una risoluzione il 27 maggio 2011 basata sul rapporto del deputato lussemburghese Jean Huss, che richiamava proprio la necessità di utilizzare standard di esposizione basati sulla biologia. Né il portale fa alcun riferimento alla classificazione da parte della IARC della radiofrequenza e dei campi elettromagnetici delle linee elettriche come possibili cancerogeni di classe 2B.
Il portale di “prevenzione e sicurezza”, invece, promuove un’immagine salda e monolitica degli standard internazionali, sostenendo che “le principali organizzazioni protezionistiche internazionali hanno sviluppato un sistema di protezione dai CEM organico e ben fondato”. Non è così. Gli scienziati indipendenti del Gruppo Bioinitiative non la pensano così. Gli scienziati indipendenti dell’International Commission for Electromagnetic Safety non la pensano così. Gli scienziati indipendenti del Gruppo Seletun non la pensano così.
La realizzazione di linee guida internazionali è frutto di un percorso politico, oltre che scientifico, e come tale risente delle forti pressioni imposte dagli interessi economici che circondano la questione dei campi elettromagnetici.
Alla luce di queste premesse appare quanto mai strano che uno dei più qualificati ricercatori italiani in materia di CEM, nonché portavoce di una prestigiosa organizzazione come l’ICEMS, il dott. Livio Giuliani, non sia stato coinvolto nella realizzazione del PAF, nonostante sia dirigente della ricerca proprio all’INAIL, uno dei tre enti incaricati di gestire il progetto.
Qualcuno si chiederà come mai. Difficile dirlo. Si sa solo che si deve al dott. Giuliani l’adozione in Italia di un limite cautelativo di 6 V/m per esposizioni superiori a 4 ore, un limite che il precedente governo ha provato a svuotare di significato con la proposta di un articolo nel Decreto Sviluppo, ritirato a quanto è dato sapere oggi. Quell’articolo doveva servire chiaramente a spazzare via i limiti della legge quadro sull’elettrosmog e a spianare così la strada all’installazione di nuove antenne per la telefonia di quarta generazione per saturare definitivamente la banda disponibile.Curioso anche che la Direzione Generale dell'INAIL abbia tentato di impedire al Dott. Giuliani di parlare, rivestendo la sua qualifica, al Convegno che ha avuto luogo alla Biblioteca del Senato il 3 novembre 2011, per la presentazione della ricerca finalizzata, finanziata dallo stesso Ministero della Salute. La censura preventiva, giunta con un’epistola, è stata aspramente stigmatizzata da parte di più di 40 ricercatori intervenuti al convegno. Al rifiuto del Dott. Giuliani di astenersi, sembra che l’INAIL abbia reagito con la sottrazione allo stesso della direzione dell’Unità Funzionale X con un procedimento disciplinare aperto il 27 dicembre.
Forse il dott. Giuliani non aveva le qualifiche per occuparsi di un progetto così importante come il PAF? Basta fare una rapida ricerca su Pubmed per concludere che non è così.
Alcuni scienziati italiani e attivisti hanno deciso di denunciare con una lettera aperta le condizioni di mobbing a cui è soggetto il Dott. Giuliani sottolineando anche che l’accorpamento all'interno dell’INAIL tra ricerca e assicurazione, per la prevenzione e sicurezza del lavoro, “solleva perplessità in ordine alla tutela della libertà e autonomia della ricerca.”
In realtà la libertà e autonomia della ricerca sarebbero possibili se venisse attuato quanto disposto dal comma 5 bis dell'art. 7 d.l. 78/2010 introdotto dall'art. 18 comma 21 del d.l. 98/2011, che prevede la nomina nell'INAIL di una personalità scientifica nella funzione di dirigente generale per l'area ISPESL, ovvero l’area di prevenzione e sicurezza. Secondo alcuni scienziati italiani, tra cui il Dott. Settimio Grimaldi, primo ricercatore IFT CNR Roma, il Dott. Fiorenzo Marinelli Ricercatore IGM CNR Bologna e il Dott. Morando Soffritti, Direttore Scientifico dell’Istituto Ramazzini, “il Dr. Livio Giuliani avrebbe tutte le caratteristiche per rivestire il ruolo di dirigente generale per l'area ISPESL, per quantità e qualità di pubblicazioni scientifiche, per numero di controlli tecnici effettuati, per qualità della sua proposta normativa che ha informato il sistema di protezione italiano in materia di campi elettromagnetici, ma anche, infine, per esperienza di direzione di uffici con rappresentanza istituzionale, avendo egli diretto dal 2000 dipartimenti dell'ISPESL con sede in capoluoghi di regione.”
Forse i cittadini non hanno bisogno di essere rassicurati da operazioni di maquillage che travestono le posizioni di organismi internazionali privati, come l’ICNIRP, di un’assolutezza che non hanno, soprattutto perché l’aumento di tumori e di patologie associate ai campi elettromagnetici sono un’evidenza con cui le società moderne devono fare i conti. Diverse risoluzioni del Parlamento Europeo e la più recente risoluzione del Consiglio d’Europa fanno proprio appello ad un’applicazione più concreta del principio di precauzione.
Francesca Romana Orlando
Si può scaricare la lettera inviata al Commissario Straordinario dell'INAIL a questo link: http://www.infoamica.it/wp-content/uploads/2012/01/letttera-aperta-giuliani.pdf
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