sabato 20 novembre 2010

L'industria inquina per decenni in Sicilia e ancora oggi non paga

Intervista al dott. Giacinto Franco, ex primario dell'Ospedale di Augusta (SR), che ha osservato sin dall'inizio degli anni '80 un aumento notevole di patologie tumorali, soprattutto al polmone, di malformazioni e di aborti spontanei.
Nell'area di Augusta, Priolo e Melilli (denominata tristemente anche "triangolo della morte") c'è una concentrazione di impianti petrolchimici, industria chimica e dell'energia che hanno riversato nelle acque reflue e nel mare tonnellate di sostanze inquinanti, tra cui metalli pesanti come mercurio e piombo che sono elementi tipicamente responsabili delle malformazioni che si osservano negli esseri umani, ma anche nei pesci.
Una tragedia paragonabile solo a quella di Minamata, avvenuta negli '50 in Giappone, per colpa di un'industria che sversava nel mare mercurio. Nella città nipponica, però, c'è stata una grande presa di responsabilità da parte delle istituzioni e una forte sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
Oggi il Giappone è in prima linea nella promozione di un trattato vincolante che riduca notevolmente le emissioni di mercurio nell'ambiente a cui sta lavorando il programma Ambientale delle Nazioni Unite. Il prossimo incontro dell'UNEP per dibattere sul mercurio si terrà proprio vicino a Tokyo alla fine di gennaio.
L'Italia ha molta strada da fare, soprattutto se si considera lo stretto legame tra politica e industria.
Su Wikipedia si legge che "L’Ufficio di Medicina del Lavoro di Messina ha riscontrato nelle urine dei lavoratori della ditta Coemi, società controllata dalla Fincoe S.r.l., di proprietà della famiglia Prestigiacomo, addetti all’impianto cloro-soda, concentrazioni di mercurio molto al di sopra del limite massimo consentito."
Erede di quella famiglia Prestigiacomo è l'attuale ministro dell'Ambiente. Come se quella zona non avesse già abbastanza problemi, la Prestigiacomo si è battuta per la realizzazione, proprio ad Augusta, di un termovalorizzatore e di un rigassificatore a Melilli, progetto poi bloccato dalla Regione Sicilia.
Nel caso Augusta, Priolo e Melilli l’Accordo di Programma Quadro, del giugno 2004 tra i Ministeri dell’Ambiente, dell’Economia e la Regione Siciliana prevedeva un costo complessivo dell’intervento di bonifica pari a 774 milioni di euro di cui 219,7 a carico delle industrie, ma oggi, a detta degli attivisti siracusani di AugustAmbiente e Decontaminazione Sicilia, la ministra starebbe predisponendo un decreto sugli “Accordi transattivi” con le industrie, fra cui quelle siciliane di Priolo e Gela, per cancellare in un sol colpo tutti i gravi disastri ambientali da esse causati.


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